Gli Stereotipi Mi Hanno Isolata

Soffro di ansia generalizzata da quando ero adolescente. Per anni, ho imparato a convivere con quel nodo costante nello stomaco, con la sensazione di essere sempre sull’orlo di un precipizio. Quando il mio medico mi ha prescritto un ansiolitico, ero riluttante. Avevo sentito storie di dipendenza, di persone che non riuscivano più a smettere. Ma, soprattutto, avevo paura del giudizio degli altri.

Quando ho iniziato a parlare apertamente della mia condizione, ho scoperto quanto siano profondi gli stereotipi sugli psicofarmaci. Persone che consideravo amici mi hanno detto che avrei dovuto ‘provare con la meditazione’ o che stavo esagerando. Al lavoro, qualcuno ha insinuato che assumere un farmaco significasse essere debole.

Nonostante tutto, ho deciso di proseguire con la cura. Ho trovato un medico che mi ascoltava e mi ha aiutata a trovare il dosaggio giusto. Le prime settimane sono state difficili, ma poi ho iniziato a sentire una differenza. Non era una soluzione magica, ma un sollievo sufficiente per permettermi di affrontare la terapia e di costruire strategie per gestire l’ansia.

Col tempo, ho imparato a ignorare i giudizi altrui. Ho capito che la mia salute mentale vale più di qualsiasi pregiudizio. Gli ansiolitici non mi definiscono, ma mi hanno dato lo spazio per ritrovare me stessa. Se c’è una cosa che vorrei dire a chi vive una situazione simile, è che non siete soli. E che chiedere aiuto è il primo passo verso una vita migliore.

G., 29 anni